CAMPOBELLO DI MAZARA
Il territorio di Campobello di Mazara, in provincia di Trapani, si estende lungo il lembo occidentale della Sicilia, in quel tratto in cui la costa, rocciosa e frastagliata, degrada dolcemente verso spiagge larghe e sabbiose. Il Comune sorge, infatti, in pianura, a 100 metri sul livello del mare, tra un poggetto conosciuto come Rocca del Gallo e il rilievo del Santo Monte; conta 11.900 abitanti e il patrono è San Vito.
Campobello è una cittadina a vocazione turistica e agricola, potendo vantare, infatti, estesi campi coltivati a ulivi secolari, a cui si affiancano vitigni, agrumeti e mandorleti. D’altro canto, le splendide spiagge della frazione balneare di Tre Fontane e gli scorci suggestivi di Torretta Granitola, rendono Campobello una tappa obbligatoria per chiunque voglia conoscere a fondo la provincia di Trapani e l’intera Sicilia occidentale.
Grazie alla rete di strade e autostrade in cui è inserita e grazie all’ottima posizione geografica, nella parte meridionale della Valle del Belìce, Campobello si trova a pochi chilometri dai principali poli turistici della zona e a circa un’ora d’auto dalle più importanti mete delle confinanti province di Agrigento e Palermo. Oltre alle due frazioni balneari prima citate, il parco archeologico di Cave di Cusa, antico cantiere per la costruzione dei templi selinuntini, completa il quadro di una Campobello da non perdere.
LE FRAZIONI
TRE FONTANE
Spiagge larghe e sabbiose, acque limpide e cristalline e un’atmosfera genuina, che sa di casa, sono le peculiarità di questa deliziosa località balneare del trapanese.Tre Fontane, che prende il nome da alcune vene d’acqua che sgorgano naturalmente dalla roccia e defluiscono in mare, si estende per più di 6 kilometri fino a congiungersi, sul versante orientale, con la spiaggia della vicina Triscina, e sul versante occidentale, con il lido dell’altra frazione balneare campobellese, Torretta Granitola.Il turista che arriva a Tre Fontane viene subito accolto da una splendida piazza dominata da alte palme, a partire dalla quale si snodano i due rami del lungomare, il Lungomare Est, intitolato a Nicolò Gentile, e il Lungomare Ovest, intitolato a Vincenzo Accardo, percorso ideale per splendide passeggiate in bici nei pomeriggi estivi.
Il fondale marino, sabbioso e dolcemente degradante fino ai duecento metri dalla riva, fa di Tre Fontane una meta ideale per famiglie con bambini (Bandiera Verde 2013/14/15), in quanto le acque basse, sempre pulite e trasparenti nelle calde giornate estive, garantiscono bagni tranquilli in totale sicurezza, sia ai bambini che ai genitori. La spiaggia, caratterizzata da una sabbia molto fine di color oro, è quasi del tutto libera, fatta eccezione per alcuni tratti in cui gli stabilimenti balneari offrono ai bagnanti i classici servizi da spiaggia (ombrelloni, lettini, sdraio, servizi igienici, docce, campi da beach volley ecc.). Nonostante negli ultimi anni il moto ondoso abbia modificato l’assetto di alcuni tratti di arenile, in generale questo si presenta molto ampio e caratterizzato da alte dune ricoperte dal delicato e profumato giglio di San Pancrazio, conosciuto anche come giglio marino, e da un fitto tipo di vegetazione grassa volgarmente nota come “barba di monaco”.
Ristoranti, bar, gelaterie e attività commerciali offrono momenti di svago o di ristoro nelle giornate estive di questa località balneare, mentre la sera centinaia di giovani, provenienti anchedalle cittadine vicine, si riversano nei pub animando la vita notturna di Tre Fontane.
La seicentesca Torre dei Saraceni, costruita con funzione difensiva durante il periodo dell’espansionismo arabo-turco nel Mediterraneo, è la principale testimonianza delle antiche origini del paese, nonché importante attrazione turistica e tappa fondamentale dell’itinerario delle torri di avvistamento.
Tre Fontane rappresenta, dunque, una splendida destinazione per viaggiatori di qualunque età e con ogni tipo di pretese. Il nostro mare è in grado di accontentare anche i turisti più esigenti, offrendo infatti la possibilità di apprezzare, oltre alle acque basse e sabbiose, anche le vicinissime calette di Torretta Granitola (Cala dei Turchi - 2 Vele Legambiente) o, per i più avventurosi, qualche ora di kitesurf nella zona di Pozzitello.La vicinanza al Parco archeologico di Cave di Cusa e ai templi di Selinunte, e l’ottima posizione geografica, a breve distanza dalla Valle dei Templi e dalle più note città d’arte della Sicilia occidentale (Trapani, Palermo, Agrigento, Mazara, Marsala…) costituiscono, poi, per tutti gli estimatori dell’arte greca, araba e normanna, un ulteriore incentivo a trascorrere qui un periodo all’insegna del relax e della cultura.
TORRETTA GRANITOLA
Capo
Granitola,distante solo 75 miglia marine da Cap Bon in Tunisia, e punta
più vicina all’Africa insieme a Capo Lilibeo e Capo Feto, riassume in
maniera emblematicatutta la bellezza della costa orientale della
Sicilia. La borgata marina di Torretta Granitola si sviluppa, infatti,
in un piccolo golfo, tra le spiagge sabbiose di Pozzitello e Kartibubbo
(contigue a Tre Fontane) e le coste alte e rocciose di Mazara del Vallo,
offrendo ai visitatori la possibilità di apprezzare entrambe le
tipologie di litorale (Cala dei Turchi - 2 Vele Legambiente).
Antico
borgo di pescatori risalente al 1857, Torretta Granitola ha ospitato la
prima tonnara già intorno all’anno mille quando, sotto la dominazione
araba, Capo Granitola era conosciuto come Ras elBelat. La consacrazione
industriale della tonnara avviene, però, nel 1944, e si protrae fino al
1972, anno della chiusura definitiva degli stabilimenti.
Torretta
Granitolasi presenta, oggi, come una località sospesa nel tempo, in cui
le attività lavorative di più di un secolo fa sembrano ancora rivivere
nella bellezza del piccolo porto naturale e nei resti della vecchia
tonnara, grazie ai quali si respira un’aria quasi sacra, intoccabile.
Emblema di tranquillità e silenzio, la località balneare di Torretta
Granitola deve parte del suo fascino anche alle antiche torri di
avvistamento, erette nel 1600a scopo difensivo contro l’armata turca, e
al suo possente faro del 1862 che, dall’alto dei suoi 38 metri e 153
interminabili gradini, illumina per tre secondi ogni sette le notti
torrettesi (coprendo una distanza di 23 miglia marine).
Completano,
poi, il quadro gli antichi casolari rurali sparsi nelle campagne
circostanti e il vecchio Calvario, mentre il silenzio e l’aria fresca
che qui si respira anche nelle più afose delle giornate estive, rendono
Torretta Granitola una vera perla della costa occidentale.
CAVE DI CUSA
Le
Cave di Cusa (o Rocche di Cusa) sono un sito archeologico siciliano
situato nel territorio di Campobello di Mazara, a sud-ovest di
Castelvetrano, in provincia di Trapani, a 13 km a nord-est delle rovine
di Selinunte. La Regione siciliana ha intitolato il parco all'archeologo
Vincenzo Tusa. Si tratta delle cave di pietra caratterizzate da banchi
di calcarenite estesi lungo circa 2 km in prossimità della costa, da cui
veniva estratto il materiale per le costruzioni selinuntine. Esse
furono in uso dal VI secolo a.C. fino alla sconfitta dei greci da parte
dei cartaginesi nel 409 a.C.
L'elemento
più significativo che vi si nota è la brusca interruzione dei lavori di
estrazione, di lavorazione e di trasporto dei rocchi di colonna, dovuta
alla minaccia che incombeva sulla città nel 409 a.C. per l'improvviso
sopraggiungere dell'esercito cartaginese. La repentina fuga dei
cavatori, degli scalpellini e degli operai addetti, ha fatto sì che oggi
noi possiamo non solo riconoscere
ma anche seguire tutte le varie fasi di lavorazione: dalle prime
profonde incisioni circolari, fino ai rocchi finiti che attendevano
soltanto di essere trasportati via. Oltre a rocchi di colonne, nelle
cave è possibile riconoscere anche qualche capitello, come pure
incisioni rettangolari per ricavare dei blocchi squadrati, tutti
destinati ai templi di Selinunte. Alcune gigantesche colonne -
sicuramente destinate al Tempio G - si notano nella zona W delle Rocche
di Cusa, allo stato ancora di primo abbozzo. Dei rocchi già estratti,
alcuni erano pronti per essere trasportati via; altri, già in viaggio
alla volta di Selinunte, furono abbandonati lungo la strada. Il
procedimento per ricavare i tamburi delle colonne prevedeva innanzitutto
una perfetta incisione circolare nella roccia; quindi, dopo aver
allargato questa verso l'esterno, estraendo dal solco la roccia con
degli scalpelli, si creava un taglio ricurvo che, col procedere del
lavoro, si approfondiva; l'operazione proseguiva fino a quando il
tamburo non aveva raggiunto l' altezza desiderata, dopodiché si
procedeva alla sua estrazione, distaccandolo dal fondo roccioso con
l'aiuto di cunei che si facevano rigonfiare con l'acqua. Il trasporto
dei rocchi avveniva per rotolamento; quello dei blocchi squadrati,
invece, per traino (sia su rulli che su carri tirati da buoi) forse dopo
averli rivestiti con un'intelaiatura di legno, finalizzata ad
agevolarne il trasporto, e nel contempo ad impedire che subissero danni o
eccessive ammaccature in fase di spostamento.